Costruirono le stelle del mare li uccise la polvere li tradì il profitto
Così scrive Massimo Carlotto sotto il monumento che ricorda le vittime dell’amianto a Monfalcone. Poche parole per fotografare esattamente un “fenomeno”, quello dell’utilizzo dell’amianto ai cantieri navali di Monfalcone, che rappresenta una profonda ferita, ancora drammaticamente aperta, non solo per coloro che direttamente ne hanno subito le conseguenze o per i parenti delle centinaia di vittime in larga parte lavoratori dei cantieri navali, ma in generale per la coscienza sociale collettiva.
Lavorare “nei cantieri della morte” come i socialisti dei primi anni del secolo definivano questo luogo, per molti ha rappresentato l’unica forma di sopravvivenza economica possibile. Nessuno sapeva di correre un pericolo. L’amianto per loro era solo un buon isolatore, un magnifico materiale insonorizzante e lavoravano nella più beata ignoranza.
Ma vivere nel ventre della balena per molti è stato
fatale. E’ bastata un’esposizione di trenta giorni e per le donne lavare le tute sporche dei mariti o portare via solo polvere dai tavoli della mensa aziendale per ammalarsi e poi morire.
Questo è un lavoro che si pone sul terreno della memoria. La salvaguardia della memoria non è mai un’azione che riguardi solo il passato, un passato sepolto. Nel caso dell’amianto la memoria si proietta potentemente nel presente e nel futuro non soltanto perché l’impatto sanitario dell’amianto è tutt’altro che finito, ma per la lezione che dalla storia dell’amianto scaturisce dandoci indicazioni su come comportarci oggi nei confronti delle nuove forme di nocività che incombono sulla nostra vita quotidiana e lavorativa.
They built the stars of the sea, dust killed them, profit betrayed them
This is what Massimo Carlotto wrote below the monument that commemorates the victims of asbestos in Monfalcone (Gorizia). A few words to convey the idea of a “phenomenon”, the use of asbestos in the shipyards at Monfalcone, that represents a deep, dramatic open wound not just for those who directly suffered its consequences and for the families of the hundreds of victims (mostly shipyard workers), but also at social level and for the collective conscience at large.
This work is grounded in memory: the preservation of memory is never an action that concerns just a buried past. In asbestos' case, memory projects itself powerfully into present and into the future, not only because of the health impact of asbestos, which is all but over, but also because of the lesson which rises from the history of asbestos giving us directions on how to behave today towards new forms of noxiousness that loom over our everyday life and over our work life.