Babylon Square Opera House - Sidney

Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura del paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servi' loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: "venite, costruiamoci una Città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci per tutta la terra"
(Genesi II, I-9)

Da lontano nella immensa pianura dell'Eufrate la torre splendente con il suo tempio terminale coperto d'oro e mattoni blu annunciava la città e orientava lo sguardo. 


La torre si sollevava dal tessuto urbano, da quella uniforme distesa di case fatte di mattoni cotti d'argilla, se ne distaccava ma, nello stesso tempo, con la sua altezza, ne dominava le dimensioni. 

La torre con le sue profonde fondamenta, era il luogo in cui la città si congiungeva con la terra e il cielo. 

Sidney come un'antica città tradizionale, in contrapposizione alla città contemporanea, assorbe nel suo tessuto un centro, una verticalità. L'Opera House restituisce con la sua presenza il senso e la riconoscibilità dei luoghi centrali, annulla lo spaesamento  e il disorientamento. Come una novella Babilonia, fa coagulare in un solo punto l'orizzontalità di una città estesa, la piatta distesa di un continente. L' Opera House contrasta l'indifferenza al luogo, lega indissolubilmente la percezione della città al suolo, riallaccia il rapporto che lega l'edificio al terreno. Offre a chi partecipa al luogo una visione globale, per poterlo esplorare, attraversare, memorizzare e alla fine riconoscerlo e abitarlo.

And emigrating from the east, they came upon a plain of the country of Sennaar and dwelt there. And they said one to another: "Come, let's make bricks, and burn them thoroughly." The brick served them as stone, and bitumen as mortar. Then they said: "Come, let's build us a city and a tower, whose top may touch the sky, and let's make us a name, in order not to be scattered abroad throughout the land"
(Genesis II, I-9)

From far away in the immense plain of the Euphrates the tower, shining with its temple covered termination of gold and blue bricks, announced the city, and directed the gaze.

The tower was raised by urban fabric, from the uniform expanse of houses made of bricks baked in clay, it detached itself from there, but, at the same time, with its height, it dominated the size. The tower with its deep foundations, was the place where the city was linked to the earth and the heavens.

Sidney as an old traditional city, in contrast to the contemporary city, absorbs in its fabric a center, a verticality. The Opera House returns with his presence the sense and the recognizability of the central places, cancels the disorientation. As a Babylon reborn , it coagulates into a single point the horizontality of an extended city, the flat expanse of a continent. The Opera House contrasts the indifference to the place, indissolubly ties the perception of the city to the ground, broaches the relationship that binds the building to the ground. It offers a global vision to them who take part to the place, in order to explore it, to cross it, to store it and in the end to ricognize it and to live there.